lunedì 25 novembre 2013

IL CINEFORUM DELLA III C: "HUGO CABRET"

In classe abbiamo visto il film "Hugo Cabret", è un bellissimo film che parla di un bambino Hugo che all'improvviso si trova a vivere senza i genitori nella stazione ferroviaria di Parigi, fin quando non incontra una ragazza figliastra di George MélièsMéliès è il secondo inventore del cinema (dopo i fratelli Lumiere) ma durante la grande guerra si pensava che fosse morto. George Méliès poi fu ritrovato da un giornalista che era molto interessato alla sua storia personale e lo riportò alla gloria, però solo per pochi anni  perché  Méliès era già molto vecchio. Nel film Méliès diventa il protettore di Hugo, che ha ricostruito un automa rotto che Méliès aveva progettato e che il padre di Hugo, prima di morire, stava riparando.
Io in più di un occasione mi sono sentito un giocattolo rotto ma la volta in cui mi sono sentito più smarrito è stato quando mia madre mi ha comunicato la sua decisione di lasciare Bari e tornare a Salerno. In quel momento mi sono sentito sperduto e ho realizzato che avrei perso tutta la mia vita così com'era fino ad allora. Tutto sarebbe cambiato dalla  casa agli amici fino alle abitudini più radicali. E' stata una sensazione orribile, anche se sapevo che la scelta di mia madre era obbligata e che lei non avrebbe mai fatto nulla per danneggiare me e mia sorella. Sapevo che lo faceva per offrirci il meglio come sempre, eppure era difficile comprenderlo. Solo oggi a distanza di qualche anno comincio a sentire che tutti i pezzi stanno ritornando al loro posto e non mi sento più un giocattolo rotto.
                                                                                               (Leonardo Carbone)

Il film "Hugo Cabret" a me è piaciuto molto. Mi piace l'idea che, nonostante il protagonista Hugo viva da solo, riesca a sopravvivere e riparare l'automa che lui e il padre avevano iniziato. In realtà Hugo non ripara solo un robot ma anche se stesso, il grande George Méliès che aveva perso la fiducia nei suoi film e in se stesso dopo la Grande Guerra, e altri personaggi.
Io mi sono sentito un giocattolo rotto quando ho avuto la sfortuna di procurarmi per ben tre volte nella mia vita delle fratture alle ossa, le prime due all'età di 6 anni alle braccia, a distanza di due mesi l'una dall'altra. A dire il vero non ne ho un ricordo molto nitido. Forse per l'incoscienza dell'infanzia non mi sentivo un giocattolo rotto ma anzi cercavo di fare il più possibile. Al contrario quando due anni fa mi sono rotto la gamba mi sentivo davvero un giocattolo in mille pezzi. In ospedale stavo proprio male, non solo per il dolore, ma anche perché non mi potevo muovere. Prima dell'operazione, nonostante tutti mi dicessero che sarebbe andata bene, ero molto preoccupato (per fortuna andò veramente tutto bene).
Quel grosso ferro impiantato nell'osso mi impediva di fare molte cose che io amavo e per questo mi sentivo escluso. Fortunatamente gli amici mi aiutarono venendomi a trovare spesso. In questo modo mi distraevo e non mi sentivo "rotto". Sentirsi "esclusi" come Hugo è una brutta sensazione, però bisogna pensare al dopo, ai momenti migliori che ritorneranno, come è successo a me.
                                                                                    (Gianmaria Schiavino)

SIAMO TORNATI...

un po' in ritardo... Ma ora siamo la TERZA C!!!