lunedì 12 dicembre 2016

LEOPARDI: "L'INFINITO" DENTRO DI NOI

Sono tornata dopo tanto tempo nel mio "piccolo posto speciale", una panchina situata su una piccola collina dalla quale si vede un bellissimo panorama, ed è lì che di solito mi reco quando voglio trascorrere del tempo da sola.
Purtroppo, quando arrivo, ho una spiacevole sorpresa: hanno istallato un grandissimo cartellone pubblicitario che mi impedisce la visuale. Quindi, non potendo godermi il panorama, faccio qualcosa di migliore: inizio a viaggiare con la fantasia e immagino che oltre quell'ostacolo ci sia uno strano universo che non è per niente simile a quello che pensiamo noi. Innanzitutto non c'è nulla di solido, tutto ciò che lì è presente è aeriforme e non c'è nulla di non colorato. Non ci sono stelle, tanto meno pianeti: sembra tutto una grande macchia di pittura che probabilmente servirà a colorare un disegno molto più grande e importante. Ci sono delle forme di vita che non assomigliano minimamente a noi uomini; anche esse sono molto colorate e per comunicare producono degli strani suoni simili al rumore delle onde del mare quando si infrangono contro gli scogli. Immagino anche che in questo universo ci sia sempre una lieve musica di sottofondo che trasmette quiete e tranquillità. È così bello perdermi in questi pensieri e immaginare di far parte di quest'universo che vorrei che questo momento non finisse mai.
Noi umani siamo così fortunati a possedere la capacità di immaginare. L'immaginazione può portarci molto più lontano di qualsiasi altra cosa e consentirci di uscire dalla quotidianità e di colorare la nostra realtà.
                                        (Paola Di Stefano, III E)

Sono seduta su un prato verde con tanti fiori. Alzo lo sguardo ma c'è una siepe che mi ostacola la vista. Ne approfitto per immaginare ciò che può esserci al di la di quell'ammasso di foglie. La guardo e penso che dietro a quel cespuglio ci sia un mondo di persone normali: persone normali che fanno cose normali. Poi penso a quanto quelle persone normali siano così insignificanti in confronto ad un universo infinito: persone normali che credono di essere grandi rispetto a tanta grandezza che ci mostra lo spazio immenso. Solo a pensarci mi viene la pelle d'oca riflettendo sul fatto che noi non siamo pari neanche a un puntino minuscolo di inchiostro su un foglio. Dopo tutti questi pensieri scrollo la testa e vedo intorno a me terre sconfinate, case colorate e bambini che corrono e giocano e penso a quanto sia bella la vita anche se è così piccola in un universo così grande.
                                             (Alessia Mucci, III E)

mercoledì 16 novembre 2016

LIBRIAMOCI: ROMEO E GIULIETTA 2.0


Risultati immagini per libriamoci 2016 locandinaIn occasione di "LIBRIAMOCI - giornate di lettura nelle scuole" in classe abbiamo letto ad alta voce un brano di "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare, il famoso dialogo tra i due innamorati, quando Giulietta è sul balcone della sua camera e Romeo le parla dal cortile. Il loro è un discorso pieno di parole d'amore, ma... i ragazzi di oggi parlerebbero proprio come loro? Noi abbiamo immaginato il dialogo tra Romeo e Giulietta ai giorni nostri. Ecco alcuni dei nostri lavori...

1 - Romeo:  Oh, quanto sei bella Giulietta! Sai, è da un po' di tempo che non ci sentiamo, perché non rispondi ai miei sms? Sembri una stella caduta dal cielo. Mi piacerebbe che tu fossi la mia ragazza... Ti amo troppo, Giulietta!
Giulietta: Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Non accettare quel che dice tuo padre; se mi ami io cambierò identità e non sarò più una Capuleti! Le nostre famiglie si odiano, ma io solo con te mi sento me stessa: gli altri ragazzi non ti somigliano proprio, per me solo tu sei perfetto! Credo però che non potrò più parlarti: i miei genitori mi controllano le chat. Ma sai che faccio? Cambierò il tuo nome su WhatsApp, ti segnerò con "Amore" così i miei non capiranno che sto parlando con te!
Romeo: Giulietta, va bene: da oggi in poi per te mi firmerò "Amore"!
                                       (Claudia Sharon De Santis, II C)

2. Una sera accendo il cellulare e mi stupisco molto nel vedere su Facebook una richiesta di amicizia da parte di Romeo Montecchi: le nostre famiglie sono nemiche da tantissimi anni e una nostra amicizia è impensabile, però poi penso che non me ne importa granché, perciò clicco e mi ritrovo dopo pochi minuti a chattare con lui. E' molto simpatico, perciò accetto il suo appuntamento per andare in discoteca la sera seguente. 
Appena ci incontriamo, Romeo mi abbraccia come se ci conoscessimo da sempre: "Ciao, bambola, non vedevo l'ora di incontrarti! Sei ancora più bella che in foto!"
"Anche tu sei niente male - rispondo io - ma non perdiamo tempo, entriamo: se passa il mio vecchio e mi vede con te, mi chiude in casa per un mese!"
"Non preoccuparti, ora che ci siamo conosciuti nessuno potrà separarci, noi siamo liberi di fare quello che ci pare."
"Sei davvero carino, ma comunque non sono tranquilla. Dai, andiamo a fare quattro salti e a bere uno spritz." 
Mentre balliamo, Romeo mi dice: "Sei uno schianto, balli benissimo!", ma poi prende il telefonino e comincia a chattare. Allora io gli dico: "Ma che fai? Molla il telefonino e pensa a ballare con me!" Lui allora risponde: "Gli amici mi hanno mandato un messaggio per sapere se vogliamo andare con loro in spiaggia, ti va?"
"Ok, vada per la spiaggia!" Indossiamo il casco e partiamo in moto: che serata da sballo!  
                                                  (Sara Gallo, II C)

3. Romeo e Giulietta sono due ragazzi che si amano alla follia, costretti però a vivere il loro amore di nascosto a causa delle loro famiglie: Romeo appartiene ad una famiglia benestante di Verona, il papà è un importante politico e la madre una nota imprenditrice; Giulietta invece è una ragazza musulmana figlia di rifugiati egiziani. I genitori del ragazzo temono che appartenere a culture e religioni diverse possa influire negativamente sui rapporti tra i due giovani. La mamma e il papà di Giulietta invece non accettano che la figlia possa fidanzarsi con un ragazzo italiano non musulmano. I due ragazzi riescono a stare insieme e ad esternare il loro amore solo grazie alla tecnologia e a quei pochi momenti dell'intervallo scolastico. I loro WhatsApp sono lunghissimi e racchiudono i loro sentimenti.
Romeo: Tesoro! Oggi a scuola, quando ti sei affacciata alla finestra della tua aula, eri stupenda; i riflessi del sole ti illuminavano il volto, i tuoi occhi erano splendenti e io ho pensato di essere stato fortunato ad avere la ragazza più bella dalla terra. Vorrei poterti baciare liberamente e accarezzare i tuoi lunghi capelli.
Giulietta: Vita mia! Mi pesa non poter del tempo con te. mio padre ormai controlla tutti i miei movimenti, il mio telefono, le chat con gli amici; mi ha persino vietato di usare il computer quando lui non è in casa e mi ripete continuamente che dopo il liceo dovrò sposare un ragazzo musulmano. O Romeo, Romeo, perché non sei tu il ragazzo musulmano che vogliono per me?
Romeo: Sarebbe stato tutto più facile! Invece no, siamo destinati a soffrire ma insieme ce la faremo a superare tutti gli ostacoli: cattolica o musulmana, sei l'amore della mia vita e arriverà il giorno in cui staremo sempre insieme!
Giulietta: Vediamoci domani, ti aspetterò nel parco dietro casa tua, mi sono già organizzata con mio fratello che mi coprirà per tutto il giorno.
Romeo: Va bene, ti aspetto domani. La religione e i nostri genitori non ci potranno separare: nel frattempo io conterò i minuti fino a domani. Vieni presto, Amore!
                                          (Sara Perrotta, II C)

4. Romeo (in chat con Giulietta): Ciao, baby.
Giulietta: Baby non me lo dici, tesò.
Romeo: Non te la prendere! Io ti shippo con me, eh! No Romeo e Giulietta, ROMETTA IS REAL!!!
Giulietta: Certo sei carino, ma mio padre odia voi Montecchi perché da giovane tuo padre ci ha provato con mia madre!
Romeo: Vabbè baby, ma tu sei fatta per me. Su facebook c'è un sondaggio che dice che io e te siamo compatibili all'85%: We, all'85%!
Giulietta: Certo internet alcune volte si sbaglia, ma tu sei un gran figo! quindi sì, ci possiamo definire fidanzati, ma segretamente.
Romeo: Allora ci vediamo stasera alla porta del retro del "Mac Donald", anzi ti vengo a prendere io alle 19,30!
Giulietta: Ok, ma non farti vedere, mi raccomando, e non fare come al solito che ti fermi sotto al mio balcone, che mia madre poi ti vede!
                                                  (Federica Pace, II C)


venerdì 11 novembre 2016

STOP AI BULLI: UNA STORIA

Era una mattina di primavera, il sole splendeva e il cielo era molto limpido. la professoressa Smith stava spiegando e in classe erano tutti annoiati. In genere i ragazzi erano appassionati a tutte le materie, ma quando spiegava la professoressa Smith... Era lenta a parlare, se perdeva il filo del discorso doveva ricominciare da capo e le ore non passavano mai. Mancavano pochi minuti alla campanella e tutti aspettavano con ansia il suono, tranne Victoria. Sapere che sarebbero bastati pochi minuti a zittire l'insegnante non la rincuorava: sapeva che dopo quella lezione ci sarebbe stata la ricreazione e che avrebbe incontrato Sarah e le sue amichette. Victoria viveva nel terrore, pensava che un giorno l'avrebbero talmente picchiata da mandarla in ospedale o addirittura in coma. Non poteva andare in bagno, non poteva studiare in qualche laboratorio e non poteva neppure stare tranquilla a casa, dato che la riempivano di messaggi. Victoria si sentiva molto sbagliata. Oltre alla violenza fisica, sentiva parole orribili rivolte a lei; aveva talmente paura che non voleva dire niente a nessuno: pensava che potesse accadere qualcosa con Sarah e, per quanto la vittima avesse timore della prepotente, non voleva rischiare.
Eccola lì che suona, la maledetta campanella, la professoressa che esce e Sarah che si avvicina, prende la merenda di Victoria e inizia a tirarle i capelli. Intanto gli altri restavano immobili, le amiche della bulla ridevano e nel mentre registravano con i telefonini quello che stava accadendo. Succedeva ormai tutti i giorni, ma quella volta ci fu una differenza. Nessuno se ne era accorto ma la cartella della professoressa era sulla sedia, dimenticata. La professoressa Smith entrò all'improvviso per recuperare la sua cartella e subito dopo l'immagine del volto sconvolto dell'insegnante fu chiara per tutti. L'insegnante prese Sarah per un braccio e la portò subito in presidenza per farle avere la giusta punizione, poi tornò in classe e spiegò alle sue alunne: "I prepotenti sono persone che molte volte hanno qualche problema e si sfogano sugli altri. Spesso i bulli fanno quel che fanno per avere successo o popolarità fra gli amici. La vittima è una persona anche forte, solo che i bulli la fanno sentire sbagliata e lei si autoconvince che è vero. Quindi ragazzi, mi raccomando, non fate mai del male alle altre persone!"
Da quel giorno Victoria non soffre più per il bullismo e le amiche della bulla, ormai non più condizionate da lei, sono diventate le nuove amiche di Victoria.
                                         (Manuela Avallone, II C)

domenica 23 ottobre 2016

STOP AI BULLI: FEDERICA 100 - BULLA 0!!!

Io sono stata una vittima del bullismo; sinceramente credo che sia più facile scrivere che parlare, quindi ecco che scrivo il mio piccolo ricordo del bullismo, che ho cercato col tempo di dimenticare il più possibile. 
Da piccoli tutti si credono grandi, però io ho sempre saputo che picchiare, almeno com'è stato insegnato a me, è una cosa brutta e che si provoca del male a chi lo si infligge. Da piccola io ero una bambina come tante altre, forse un pochettino iperattiva, ma non avevo mai avuto problemi fino alla terza elementare, quando una mia compagna di classe iniziò a prendermi in giro per il mio aspetto e i miei difetti. Io non ero tanto offesa perché a otto anni non conoscevo il significato di alcune delle parole che mi diceva. Una mia amica mi consolava, perché comunque quelle poche parole che capivo mi colpivano diritto al cuore, però dopo un po' ho capito che erano solo parole che ti rimangono in testa per vari giorni ma poi se ne vanno via come le foglie al vento. Quando la bulla si rese conto che ormai non le davo più corda, iniziò ad alzare le mani su di me. Una mattina eravamo entrate per prime a scuola e non c'era nessuno in classe; lei mi offese e io presi coraggio e le risposi a tono ma lei, invece di rispondere, si alzò dal suo posto, mi prese per i capelli e mi fece sbattere la testa contro il muro. Io rimasi esterrefatta per quel gesto e scivolai lungo il muro fino a sedermi a terra, dove rimasi in silenzio con le lacrime che mi scorrevano dagli occhi, poi mi alzai di scatto quando arrivarono gli altri compagni. Io decisi proprio nel momento in cui mi trovai seduta a terra che ormai era finita, però non per me ma per la bulla: nella mia mente pensavo: Federica 1 - bulla 0. Ma col passare del tempo e le offese che ormai comprendevo cominciai a pensare: Federica 1 - bulla 10. 
Dopo un certo periodo di battibecchi, soprusi, angherie e varie botte (tutto sempre quando nessuno ci vedeva), arrivò l'estate e finalmente ero libera da tutto: dalla bulla, dai compiti e dalla scuola. La cosa che  mi rendeva più felice era che solo in estate avrei potuto incontrare il mio migliore amico, col quale potevo parlare senza sentirmi giudicata. Forse è stato l'aver parlato con lui che in quarta elementare mi ha dato la forza di pensare: Federica 100 - bulla 0! Il mio amico mi aveva fatto riflettere e avevo capito che in realtà tra noi due - me e la bulla - la più forte... beh, ero io, perché essere forti fisicamente è niente in confronto a essere forti nel pensiero. L'importante è essere capaci di capire che una persona che fa del male a un'altra ha a sua volta una debolezza dentro di sé; ho capito di essere forte perché io non offendo e non picchio e soprattutto sono forte perché sono stata capace di combattere contro i pensieri che mi facevano sentire debole e inutile; sono forte perché non mi sono abbassata ai livelli della bulla. Per questo devo ringraziare il mio amico che mi ha saputo ascoltare e consigliare, altrimenti forse sarei ancora chiusa in me stessa e non sarei riuscita a superare alcune difficoltà in cui ho avuto bisogno di tutta la mia autostima. 
Se volete sapere la mia sul bullismo, io penso che il bullo punti la persona più debole e cerchi man mano di renderla più insicura di se stessa. Però devo dire la verità: questa esperienza mi è servita per darmi un pizzico di coraggio in più in quei momenti in cui le mie difficoltà mi sembravano insormontabili. Invece poi sapete com'è andata a finire? La bulla ed io siamo rimaste in buoni rapporti, anche se, quando penso a quel periodo e a quella situazione, ancora oggi inspiegabilmente mi scende una lacrima. 
                                                       (Federica Pace, II C)

mercoledì 6 aprile 2016

COLORI E POESIA

Tutto è cominciato con la lettura della poesia di una bambina israeliana, Tali Sorek, che abbiamo letto in inglese; questa poesia parla dei colori e delle emozioni che essi suscitano nel cuore dell'autrice. Eccola:
"I had a box of colours
shining bright and bold.
I had a box of colours
some warm, some very cold.
I had no red for the blood of wounds,
I had no black for the orphans grief,
I had no white for the dead faces and hands,
I had no yellow for burning sands.
But I had orange for the joy of life,
and I had green for buds and nests.
I had blue for bright, clear skies,
I had pink for dreams and rest.
I sat down and painted Peace."

Abbiamo poi studiato la stessa poesia in italiano. Eccola:
"Avevo una scatola di colori
brillanti decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti,
non avevo il nero per il pianto degli orfani,
non avevo il bianco per le facce e le mani dei morti,
non avevo il giallo per le sabbie ardenti.
Ma avevo l'arancio per la gioia di vivere,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il blu per i chiari cieli splendenti
e il rosa per il sogno e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

Abbiamo letto anche una strofa della poesia "Girotondo" di Alfonso Gatto sullo stesso argomento:
"...Io sono pazzo di tutti i colori,
il rosso è forte come un cazzotto,
il verde spilla bibite e fiori, 
il bianco a sacchi di neve e brina
ride al pagliaccio che s'infarina..."

Dal confronto e dalle riflessioni sulle poesie, sono nati temi e poesie. Eccone qualche esempio:

La poesia di Tali e quella di Alfonso Gatto descrivono le emozioni che i colori suscitano negli autori, ma il significato che viene loro attribuito è diverso.
La prima poesia, la cui autrice è una bambina israeliana, esprime ll dramma e l'amore per la vita attraverso colori caldi e colori freddi. Il rosso per esempio le ricorda il sangue dei morti, il nero il pianto degli orfani ed il bianco la morte. Invece nella seconda poesia Alfonso Gatto paragona il bianco alla neve e alla farina con cui un pagliaccio si dipinge il viso. Da ciò si può capire che, pur essendoci colori uguali per tutti, il significato che gli si attribuisce è diverso. La prima poesia mi ha fatto riflettere perché la quotidianità e le esperienze della bambina sono diverse dalle mie. Pur essendo entrambi bambini, apparteniamo a realtà diverse; dove vive la bambina c'è una situazione di povertà e guerra, mentre da noi c'è una situazione di benessere e pace.Il rosso per esempio, uno dei miei colori preferiti, non mi ricorda il sangue ma il colore delle  rose del mio giardino,il profumo dei fiori,le foglie autunnali e il calore della gente. L'azzurro mi ricorda l'acqua limpida del mare, il cielo, il colore della mia squadra del cuore (il Napoli) e la bellezza. Il verde mi ricorda la natura, il prato, la speranza, i fiori, gli alberi, le foglie e alcune verdure. I colori che invece mi comunicano tristezza sono il nero perché mi ricorda il buio della notte, la tristezza, la povertà nel mondo, i ladri e i funerali; Il grigio mi ricorda la malinconia, il freddo, la pioggia, i temporali, i tuoni e i lampi. Io penso che, indipendentemente se i colori siano caldi o freddi, si può attribuire loro un significato diverso in base alla realtà che si vive. I colori a volte contano più delle parole perché suscitano molte emozioni. 
                                         (Francesco De Luca, I C)

Giallo e arancione, colori del sole,
mi scaldano il cuore;
fuxia e rosa, colori pastello,
distendono il mio cervello;
nero e grigio che  spesso indosso, 
un po' freddo mi mettono addosso;
il marrone purtroppo pianger mi fa ... troppo!
Il rosso infine,
tinta dell'amore,
rende bollente il mio cuore....
Sono questi i colori della mia vita, 
gioia e  tristezza infinita .....
                                    (Isabella Grotti, I C)

Azzurro, il mio colore sei tu:
io ti vedo nel mare blu
e nel cielo azzurro lassù.
Poi c' è il rosso, 
bello come un pettirosso,
dolce come il mio cuore commosso 
Grigio, sei il colore dell' amarezza;
viola, tu sei la tristezza: 
sei per me chi più non mi accarezza.
                                    (Guido Sabatino, I C)

Il verde dei prati
e l'azzurro del cielo 
rendono il quadro 
come se vero 
Farfalle turchesi
con chiazze dorate 
poggian le ali 
su grandi rose profumate!
                          (Sara Perrotta, I C)

Amo i colori 
che mi regala la natura.
Rosso, arancio, giallo, verde,
blu, indaco e violetto
l'arcobaleno mi ha donato.
Grazie, caro albero, 
per avermi dato il verde delle tue foglie
ed il marrone del tuo tronco.
Grazie, immenso oceano, 
per avermi dato il blu con tutte le sue sfumature.
Grazie neve
per avermi donato il tuo bianco splendente.
Grazie vulcano 
per avermi dato con la tua cenere il grigio e il nero.
Grazie, amica natura, 
perché con i tuoi colori
dell'uomo ti prendi cura.
                                            (Sara Gallo, I C)