Il teatro elisabettiano è
stato uno dei periodi artistici di maggior splendore del teatro britannico. Il periodo storico a cui appartiene
va dal 1558 al 1625, durante i regni dei sovrani britannici Elisabetta I d'Inghilterra e Giacomo I d'Inghilterra. Questo
teatro rinascimentale inglese si estende nel periodo che va dalla riforma anglicana alla chiusura dei teatri nel 1642, a causa del sopraggiungere della Guerra
Civile. Il teatro elisabettiano
viene associato a due grandi figure: la regina Elisabetta (1533-1603), da cui trae il nome, e
il drammaturgo William
Shakespeare (1564-1616), massimo esponente di
questo periodo e considerato tuttora uno dei maggiori autori teatrali
in assoluto. Nello stesso periodo, però si impongono altri drammaturghi
inglesi importanti come Christopher Marlowe,
che perfezionò il “blank verse",
cioè un verso inteso come un insieme di dieci sillabe, ripreso poi dallo stesso
William Shakespeare, e Ben Jonson,
che fu anche poeta e attore.
Il teatro Elisabettiano ignora le regole classiche, mescolando comico e
tragico, ignora anche le unità di tempo, luogo e azione tipiche del teatro
classico e riprese dai miracle e morality plays, ovvero le rappresentazioni sacre portate nelle
piazze delle città britanniche.
Il teatro elisabettiano dal punto di vista dell’architettura è un perfetto
edificio teatrale, nel quale il palcoscenico è una pedana allungata che arriva
fino al centro della platea, dove il pubblico (che stava in piedi) si rilassava
parlando e chiacchierando, anche senza seguire lo spettacolo. Intorno alla
platea si trovavano delle gallerie disposte su tre piani, destinati agli
spettatori che potevano permettersi un biglietto più costoso.
(post a cura di Gianmaria Schiavino e Leonardo Carbone)
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