venerdì 16 novembre 2012

UN LAVORO DI GRUPPO: LA CONTRORIFORMA

La Controriforma è l'attività che la chiesa mise in atto per frenare la diffusione del protestantesimo. Essa è detta appunto "controriforma" per sottolineare l'opposizione alla riforma protestante e la volontà di bloccare o ostacolare la riforma luterana. Tutto ciò trova nel Concilio di Trento il suo atto fondamentale, nel tentativo di "ri-cattolicizzazione" dei territori caduti in mano al protestantesimo.
In realtà il termine "controriforma" non era usato nei secoli XVI e XVII, ma venne coniato per la prima volta da Johann Putter nel 1776 per indicare la reazione della Chiesa alla riforma luterana attraverso la riaffermazione dei dogmi discussi dal protestantesimo, la condanna della riforma come eresia, la persecuzione degli eretici, la censura dei testi e di qualsiasi opinione non fosse conforme alle idee ecclesiastiche. Infatti la Chiesa era intervenuta condannando Martin Lutero come eretico, ma questo non aveva bloccato la diffusione delle idee. Molti cristiani chiedevano un concilio di vescovi che cercasse un accordo tra cattolici e protestanti e iniziasse una riforma della chiesa cattolica. Il Concilio si tenne a Trento dal 1545 fino al 1562. 
Per decisione del Concilio, furono aperti i seminari per la formazione dei sacerdoti; furono aperti scuole e collegi per l'educazione cattolica dei giovani; fu pubblicato un catechismo in cui erano contenute tutte le norme di fede. Inoltre fu deciso di inviare i missionari nelle terre americane e africane scoperte in quegli anni. Oltre alle misure repressive, la Chiesa avvertì la necessità di attuare un rinnovamento religioso che si manifestò nel mondo cattolico attraverso la formazione di nuovi ordini religiosi. Fu rafforzato l'ordine dei frati cappuccini che seguivano rigorosamente l'insegnamento di San Francesco, e nacquero vari nuovi ordini: i Filippini, dal nome del fondatore San Filippo Neri, che si occupavano della gioventù, i Fatebenefratelli che si occupavano degli infermi, i Barnabiti e gli Scolopi che si occupavano dell'istruzione dei bambini poveri. Il loro atteggiamento virtuoso fu un esempio positivo ed un forte stimolo per il rinnovamento cattolico. A questo proposito è emblematica la figura di San Carlo Borromeo, vescovo di Milano, divenuto quasi simbolo della riforma cattolica. Le cronache dell'epoca riportano un episodio significativo: in occasione della peste del 1576, il vescovo è impegnato a consolare personalmente i malati nelle case e nel lazzaretto e partecipa alle processioni scalzo e con una corda al collo! In quest'opera di riconquista dei fedeli bisogna ricordare la Compagnia di Gesù o Gesuiti, fondata da Ignazio Loyola nel 1540, una milizia dedita alla conversione degli infedeli, alla difesa della Chiesa e del Papato. Per distinguersi dagli altri ordini i Gesuiti aggiunsero ai consueti voti monacali come la castità e la povertà, anche quello della completa sottomissione al papa. I Gesuiti si attivarono per assimilare la fedeltà alla chiesa: nelle corti dei principi istituirono le scuole e collegi che si occupassero dell'educazione religiosa dei figli dei dirigenti. Il gesuita stesso è un'insegnante oltre ad essere oratore, confessore e missionario in America, Cina ed India. L'emblema dell'ordine dei Gesuiti è un disco raggiante e fiammeggiante con al centro le lettere IHS, il monogramma di Cristo, la lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi della passione. 
I seminari traggono la loro origine col decreto emanato nel 1563, nelle fasi conclusive del Concilio di Trento, quando si decise la loro costituzione per garantire ai futuri sacerdoti una maggiore preparazione culturale e una più profonda formazione spirituale. San Carlo Borromeo, come arcivescovo di Milano, emanò un regolamento per gli istituti fondati nella sua provincia e favorì la costruzione di nuovi edifici per il Seminario Maggiore e il Collegio Elvetico di Milano, con ariosi e vasti cortili. Si decise che vi fossero seminari minori per i ragazzi più giovani e seminari maggiori per i più grandi; in questi ultimi si studiano molta filosofia e latino, ma soprattutto teologia, cioè studi religiosi.
Per impedire la diffusione delle idee di Lutero e degli eretici, fu istituito l'Indice dei libri proibiti (in latino "Index librorum prohibitorum"), un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica creato nel 1558 per opera della Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione (o Sant'Uffizio), sotto Paolo IV. Ebbe diverse versioni e fu soppresso solo nel 1966; già nel 1515 erano stati presi provvedimenti contro la libertà di stampa: "Stabiliamo e comandiamo che ora e per sempre, nessuno, sia a Roma che in qualsiasi altra città e diocesi, stampi o faccia stampare un libro o qualsiasi altro scritto, senza che prima siano stati diligentemente esaminati a Roma dal nostro vicario o dal maestro del sacro palazzo e nelle altre città o diocesi dal vescovo o da altra persona esperta nella scienza cui si riferisce il libro... Chi oserà agire altrimenti, perderà i libri stampati, che saranno pubblicamente bruciati". Con la bolla di papa Leone X "Exsurge Domine" del 15 giugno 1520 si condannavano alla distruzione tutte le opere presenti e future di Martin Lutero. Nel 1559, ad opera del Sant'Uffizio, uscì a Roma un primo Cathalogus librorum Haereticorum, con intenti quasi esclusivamente anti-protestanti: vi comparivano anche le opere di Luciano di Samosata, il "De monarchia" di Dante Alighieri e perfino i commentari di papa Pio II sul Concilio di Basilea. L'elenco dei libri proibiti comprendeva l'intera opera degli scrittori non cattolici, compresi i testi non di carattere religioso, altri 126 titoli di 117 autori, di cui non veniva tuttavia condannata l'intera opera, e 332 opere anonime. Vi erano inoltre elencate 45 edizioni proibite della Bibbia, oltre a tutte le Bibbie nelle lingue volgari, in particolare le traduzioni tedesche, francesi, spagnole, italiane, inglesi e fiamminghe. Veniva condannata l' intera produzione di 61 tipografi (prevalentemente svizzeri e tedeschi): erano proibiti tutti i libri che uscivano dai loro torchi, anche riguardanti argomenti non religiosi, in qualsiasi lingua e da qualsiasi autore fossero scritti; questa disposizione aveva l'obiettivo di dissuadere gli editori di autori protestanti di lingua tedesca. Infine si proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o di magia, mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza, concessa solo a chi conoscesse il latino e non alle donne.
(post a cura di Chiara Vernieri, Eleonora Federico, Mario Granese, Gaja Granese, Ivana Rombi, Alfredo Consiglio, Martina Pennasilico, Sara Giuliano, Gianluigi Citro)
     
                                          

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